D-Day, c’era pure un marchigiano tra i 156mila soldati Alleati che presero parte allo Sbarco

Ferruccio Giglio arruolatosi nella seconda Armata Britannica. Riservatissimo -non ritiro’ mai la pensione di guerra- racconto’ la sua esperienza a Franco, figlio del suo ‘amico del cuore’ Renzo Pallotta, il giorno del compleanno di lui, come “regalo personale”

di Maurizio Verdenelli

D-Day 80 anni fa. La Storia parla di 156mila soldati della cooalizione Alleata e ne elenca le varie nazionalita’ (americani, inglesi, canadesi, francesi, belgi, polacchi, olandesi e norvegesi) ma di lui, l’unico italiano, il marchigiano, piu’ precisamente il maceratese Ferruccio Giglio, nessun cenno a distanza di 8 decenni, quanti ne sono trascorsi da quel fatidico 6 giugno 1944.

Certamente una parte va attribuita a Giglio, deceduto oltre 25 anni fa, che teneva a quella ‘storica esperienza’ riservatissima dentro se’ come la natura della sua terra d’origine, le Marche, gli imponeva quasi. “Amava tuttavia l’Inghilterra e si era arruolato per questo nella 2. Armata britannica al comando di sir Miles Dempsey e molto tempo dopo lo sbarco in Normandia volle ritornarci per un ultimo viaggio della memoria. Lo accompagnai: ne resto’ deluso ed amaregguato. L’Inghilterra di mio padre non era piu’ la stessa” mi racconto’ Dick (Riccardo) Giglio, insegnante d’Inglese, uno dei tre figli del reduce del D-Day. Il quale ricordava pure: “Abitavamo a Londra e quando arrivavano i V2 di Hitler, io bambino mi rifugiavo tremante sotto il tavolo di cucina”.

Giglio senior in Normandia sbarco’ alle ore 19 ad Omaha beach dopo un’ attesa che si protraeva sin dalle prime luci dell’alba. “Non si riusciva neppure a scorgere l’acqua: tutto lo specchio dell’Oceano che si riversava sugli 80 km della costa della Normandia presa d’assalto era interamente occupato dalle nostre 4.000 imbarcazioni” racconto’ Giglio a Franco Pallotta. Era il giorno del compleanno, un regalo a lungo promesso a Franco figlio del suo amico del cuore. Il dottor Pallotta e’ stato a lungo responsabile della comunicazione nazionale del Psi. Un partito nel quale si ritrovava compatta, al pari dei Pallotta, la famiglia Giglio: Ferruccio ne fu a lungo segretario provinciale e pure Dick, deceduto prematuramente qualche anno fa, ebbe incarichi di vertice a Macerata che il Psi amministro’ a tratti con la Dc nel dopoguerra. Franco era figlio del popolare Renzo, che promosse a grande livello, il teatro amatoriale marchigiano: scomparso tempo addietro appena qualche giorno prima del compimento del suo centesimo anno d’eta’.

Al figlio del suo grande amico Renzo (“serbo di lui l’immagine di una persona eccezionale”) Ferruccio Giglio racconto’ nel dettaglio quella sua grande avventura da cui era riuscito a sopravvivere tra tante migliaia e migliaia di caduti. “La notte prima, naturalmente insonne, tutti bevevano e  giocavano. Scene di disperazione da parte di chi vinceva. Non tanto paradossalmente, perche’ si teneva e si temeva ad avere fortuna non in quel momento e per via delle carte ma perche’ si reneva ad avere buona sorte qualche ora dopo  sopravvivendo nei lunghi cruciali attimi dello sbarco sotto il martellante fuoco tedesco” racconto’ l’anziano Ferruccio al giovane Franco. Ed ancora: “Penso di essere sopravissuto perche’ mi mantenni sobrio e lucido: essenziale per evitare almeno il grosso dei rischi!”.

 Il soldato di S.M. Britannica, il maceratese Giglio, fu poi congedato qualche mese dopo in India. Gli fu assegnata la cospicua pensione di guerra. Che lui mai volle ritirare.

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